Prevedono il futuro, leggono nel pensiero, mutano d’aspetto al soffio, eseguono al volo calcoli complicatissimi, invadono la terza dimensione: autentici David Copperfield di cellulosa, ci sono libri che offrono a chi li sfoglia esperienze magiche.
Si tratta di hacked books: come avviene con i computer, manomettere fisicamente un libro amplia le sue potenzialità e gli consente di svolgere compiti insoliti e sorprendenti; un negromante direbbe che “attiva i suoi poteri magici”.
Ma se i pirati informatici sono nati da pochi decenni, i book hackers hanno ormai una storia plurisecolare, che risale alla nascita della stampa. Mariano Tomatis ricostruisce l’avvincente storia di questi libri in un percorso che, partendo dall’Experimentarius di Bernardo Silvestro (XV sec.), conduce – attraverso il primo pop-up della storia di Albrecht Dürer e i libri telepatici di Andrea Ghisi – fino alle creazioni di Bruno Munari, per scoprire come quei semplici oggetti che ognuno tiene sui propri comodini o in libreria siano da sempre strumenti per stupire e far sognare
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